Donald Trump ha dichiarato la sua intenzione di obbligare Apple a produrre il suo iconico iPhone negli Stati Uniti, minacciando l’azienda con una tariffa doganale del 25% su ogni dispositivo non assemblato sul suolo americano.
Gli Stati Uniti rappresentano uno dei mercati principali per Apple, con circa 60 milioni di iPhone venduti ogni anno. Ma ha davvero senso spostare la produzione per evitare questa tassa?
Perché Apple non produrrà l’iPhone negli Stati Uniti?
Dal punto di vista economico e logistico, trasferire la produzione dell’iPhone negli USA appare poco conveniente. Ecco le principali ragioni.
1. Costi elevati per costruire fabbriche e infrastrutture
Per iniziare a produrre iPhone negli USA, Apple dovrebbe costruire da zero stabilimenti e linee produttive, un processo molto costoso e complesso.
Attualmente Apple affida la produzione a partner come Foxconn, principalmente in Cina, dove esiste un’infrastruttura collaudata.
Creare nuove fabbriche negli Stati Uniti richiederebbe anni, oltre che un enorme investimento iniziale.
2. Il costo del lavoro negli USA è molto più alto
Un altro fattore chiave riguarda il costo della manodopera. In Cina, il salario orario medio è di circa 3,63 dollari, mentre in California il salario minimo è di 16,50 dollari.
Assemblare un iPhone negli Stati Uniti potrebbe costare quasi tre volte di più rispetto alla produzione in Cina.
Secondo il New York Times, il solo tempo di assemblaggio è di circa 350 minuti, che equivale a 90,25 dollari negli USA contro 21,17 dollari in Cina.
3. La catena di fornitura cinese è insostituibile
La Cina è il cuore della supply chain di Apple.
Batterie, vetri, fotocamere e persino i chip sono prodotti in Cina o Taiwan, rendendo conveniente l’assemblaggio in loco.
Spostare l’assemblaggio negli USA significherebbe importare tutti i componenti, aumentando drasticamente i costi di produzione.
4. Un cambiamento instabile e legato alla politica
Le minacce di Trump potrebbero essere temporanee. Le sue politiche protezionistiche potrebbero decadere alla fine del mandato, rendendo inutile ogni sforzo infrastrutturale di lungo periodo da parte di Apple.
Secondo l’analista Ming-Chi Kuo, Apple preferirebbe pagare la tariffa del 25% piuttosto che rischiare di ricostruire un’intera catena produttiva per una misura che potrebbe svanire presto.
Meglio pagare la tariffa che spostare la produzione
Alla luce di tutti questi fattori — costi, tempi, logistica e instabilità politica — risulta più vantaggioso per Apple continuare a produrre in Asia e assorbire l’eventuale tassa del 25%.
La strategia di Apple è chiara: produrre l’iPhone negli Stati Uniti non conviene e avrebbe un impatto negativo su costi e tempi di produzione.
Conclusione
Anche se l’idea di un iPhone “Made in USA” può sembrare patriottica, dal punto di vista aziendale è insostenibile. L’intera catena di montaggio globale che Apple ha costruito in oltre un decennio non può essere ricreata negli USA in tempi brevi e a costi contenuti. La scelta più logica per Apple resta quindi quella di mantenere la produzione in Asia, anche a costo di pagare una tassa doganale imposta da Trump.


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