Le politiche tariffarie di Donald Trump negli Stati Uniti hanno sollevato numerose analisi e discussioni, soprattutto nel settore tecnologico. Nel caso di Apple, queste misure non risultano vantaggiose né per l’azienda né per i suoi clienti, e l’alternativa proposta dall’amministrazione americana si rivela costosa e irrealistica nel breve termine.
L’obiettivo di Trump: produzione locale e nuovi posti di lavoro
Alla base della strategia tariffaria americana c’è il desiderio di rilanciare l’industria nazionale e creare occupazione negli Stati Uniti. Tuttavia, secondo analisti ed esperti del settore, questa visione ignora la complessa rete produttiva globale che Apple ha costruito nel tempo, in particolare in Cina.
Perché produrre iPhone in USA non è realistico
Tim Cook, CEO di Apple, aveva già espresso scetticismo anni fa, affermando che gli Stati Uniti non hanno più la capacità produttiva per supportare la produzione su larga scala richiesta da un prodotto come l’iPhone.
Cook ha chiarito che l’intera industria di utensili e stampi negli USA potrebbe stare in una stanza, mentre in Cina servirebbero campi da football per contenere una forza lavoro equivalente.
Costi insostenibili per Apple (e per i clienti)
Secondo Dan Ives di Wedbush Securities, trasferire anche solo il 10% della produzione dell’iPhone dagli stabilimenti asiatici agli Stati Uniti comporterebbe:
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3 anni di tempo
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30 miliardi di dollari di investimento
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interruzioni significative nella produzione
Il prezzo finale dell’iPhone potrebbe triplicare, raggiungendo cifre come 3.500 dollari a dispositivo, un salto che metterebbe in crisi il concetto stesso di iPhone accessibile al grande pubblico.
Opinioni condivise da esperti ed ex dipendenti Apple
La banca d’investimento Evercore e diversi ex ingegneri Apple concordano sul fatto che assemblare iPhone negli Stati Uniti non è praticabile.
Matthew Moore, ex ingegnere di produzione, ha sottolineato come milioni di lavoratori siano coinvolti nella catena di fornitura in Cina, e che gli Stati Uniti non dispongono del bacino di manodopera specializzata necessario per una transizione del genere.
La sua provocazione è emblematica:
“Quale città americana smetterà di fare tutto il resto per produrre solo iPhone? Boston dovrebbe chiudere e diventare una fabbrica.”
L’alternativa? La “final screw engineering”
In assenza di una concessione sulle tariffe, alcune soluzioni intermedie prevedono la cosiddetta “final screw engineering”: il prodotto viene quasi interamente assemblato all’estero, ma gli ultimi ritocchi vengono eseguiti in un altro Paese – come avviene in Brasile – per poter dichiarare una nuova origine di produzione.
Tuttavia, questa strategia non risolve il problema di fondo, ovvero la complessità e i costi della delocalizzazione inversa.
iPhone “Made in USA”, solo un’utopia?
Con i dati attuali, l’idea di un iPhone prodotto interamente negli Stati Uniti appare irrealistica, almeno nel breve periodo. Le politiche tariffarie su Apple rischiano di generare più danni che benefici, sia per l’azienda sia per i consumatori finali.




Ultimo aggiornamento 2025-05-17 / Link di affiliazione / Immagini da Amazon Product Advertising API -